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Sogno dei gigli bianchi, strade di canto e una casa di luce. Voglio un cuore buono e non voglio il fucile. Voglio un giorno intero di sole e non un attimo di una folle vittoria razzista. Voglio un giorno intero di sole, e non strumenti di guerra. Le mie non sono lacrime di paura, sono lacrime per la mia terra. Sono nato per il sole che sorge, non per quello che tramonta.


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venerdì 27 ottobre 2017 - ore 23:50


musibi
(categoria: " Vita Quotidiana ")


C’è chi un rapporto d’amore lo vede come "Bill Kill".
C’è chi invece lo vede come "Your name", di Makoto Shinkai.
Due film che sembrano distanti, come possono sembrarlo le due culture che lo alimentano, ma sotto sotto....Ubuntu.
O come si dice in "Your name", musibi.

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martedì 3 ottobre 2017 - ore 00:09


L’uomo che visse sulla Terra
(categoria: " Vita Quotidiana ")


E io dormivo dove era più freddo,
dentro il mio pozzo ormai senza pudore,
con il mio cuore stranamente nudo
e mi dicevo adesso si che sto crescendo,
invece era soltanto una stazione,
solo un’altra iniezione di eroismo,
utile tutt’al più per affogare,
per liberarsi da un vestito stretto
ed indossarne uno un po’ più largo

De Gregori – Buonanotte fratello (versione dal vivo)

Ascoltando certe canzoni dei Genesis mi ritornano in mente certi periodi dell’adolescenza (termine quest’ultimo a cui non credo più). Periodi freddi, col buio dentro, che vivevo come in un film, staccato dal mondo e dalle miserie mie e quelle degli amici. Vivevo rintanato. Ma in qualche maniera oggi penso a quel dolore che periodicamente vivevo sulla pelle non come qualcosa di totalmente negativo, anzi. Come fossi stato nudo, come quando con le mani ghiacciate continui a giocare a palle di neve, come una lama che continua a lacerarti e di cui non puoi fare a meno. C’era perdita di senso del mondo, sì, ma c’era anche molta libertà, molta vita, molte cose vere; incredibilmente c’era una valanga di ‘buon senso’ che cercava di respirare in un mondo che percepivo molto violento.
Sono sopravvissuto?


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lunedì 25 settembre 2017 - ore 23:41


Versi
(categoria: " Musica e Canzoni ")


C’è tanta gente che vuole dire delle cose, e se lo fa accompagnandosi con una musica, spesso viene ascoltata di più e più volentieri.
Forse colui che scrive un testo per una musica non si sentirà un poeta, ma spesso ci va vicino. D’altronde ho letto spesso poesie peggiori di tanti testi di canzone; e poi c’è Bob Dylan che prende il Nobel per la letteratura. Un eccesso? Forse, o forse no.
Personalmente, le canzoni mi hanno sempre trasmesso molto, più delle poesie. Sarà perché ho avuto la fortuna di crescerci assieme, sarà perché ho la fortuna di saper leggere tra le righe della musica. C’è un quid in più, tipo una polverina significativa di suoni, che viene lasciata dall’autore, molto spesso inconsapevolmente.
D’altronde, anche i testi spesso dicono più cose (o cose addirittura diverse) dell’intento iniziale dell’autore.
Di tanto in tanto, anche dopo svariati ascolti, mi soffermo su alcune frasi trovandone un senso nuovo.

"Ma non è colpa mia, non saltatemi addosso, se la mia voglia di libertà oggi è anche bisogno di confusione"
C. Lolli

"Pubertà infelice, spesso urlata a mezza voce, a toni acuti, casti affetti denigrati, cercati invano"
F. Guccini

"Amarsi un po’ è come bere. Più facile è respirare"
L. Battisti (Mogol)

"Canto Andrea che dice: «Quella era la mia terra; adesso la prendo e la mangio»"
L. Dalla (Roversi)

"Inciampa piuttosto che tacere e domanda piuttosto che aspettare"
I. Fossati

(La maggioranza sta) "Alta, sui naufragi dai belvedere delle torri, china e distante, sugli elementi del disastro, dalle cose che accadono, al disopra delle parole celebrative del nulla, lungo un facile vento di sazietà di impunità"
F. De André

"L’amore ha sempre fame, non l’avevi notato?"
F. De Gregori

"Ti ricordi via Macrobio? Qualche volta eri felice"
P. Ciampi

(Ti lascio una canzone che tu potrai cantare) "a chi non amerai senza di me"
G. Paoli

..........


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martedì 19 settembre 2017 - ore 08:20


2009 - Le cicale e le stelle (L. Dalla, 1990)
(categoria: " Musica e Canzoni ")


Chi l’avrebbe detto mai che per essere felici
bastava stare un poco senza amore
o non pensarci più, ma guardarlo freddamente
come uno che non vede e che non sente.

Bloccando il malcontento degli organi vitali
si riesce a teorizzare all’infinito,
non ci si tocca mai, nemmeno con un dito
così si va tranquilli tra la gente.

Ormai ci si abbandona solo ai calcoli perfetti
al football e alla noia degli oggetti
non ci si ferma più, non si muore veramente
al brivido sottile di due occhi,
di due occhi mescolati tra la gente.

Noi nel silenzio della notte
ci fermiamo ed ascoltiamo le cicale delle stelle.
Noi volevamo avere tutto, tutto quanto calcolato
fino a quando abbiam perduto anche il tempo per un bacio
le lenzuola scompigliate, i silenzi telefonici
le promesse bisbigliate.
Senti io ti parlo ma non mi senti
urlo forte ma non mi senti, se io muoio tu non mi senti,
ecco vedi siamo soli nel silenzio della notte
a guardare, ad ascoltare le cicale delle stelle.

Chi l’avrebbe detto mai, non riesco più a vederti
son passati già degli anni e non telefoni
chissà se ci sei più, se esisti veramente,
il brivido sottile di due occhi mescolati tra la gente.

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martedì 19 settembre 2017 - ore 08:15


Di un fiume - 1998
(categoria: " Vita Quotidiana ")


C’è un fiume che passa vicino a casa mia
nell’ultimo tratto che porta al mare
ci vado a saggiarne la forza
e sembra a volte offrirmi un po’ della sua energia

Poi oggi è più grande più nero e carico
di tronchi spezzati e di terra scura
è un quadro di forza animale
affascinante e oscuro, è la vita che va

La vita in piena che travolge e tutti porta dentro
ti spinge nel centro del fiume e poi via
in un vortice caotico e totale
poche oasi per riposare e poi riprender fiato

E passi dei giorni vivendo in bilico
il Mercante ti ha dato la mappa sbagliata
oppure la leggi tu storta
o si è sbiadita e il disegno ormai non c’è più

E invece ti svegli un mattino ed è facile
le cose riprendono il loro colore
ti sembra di avere uno scopo
e tutto trova un senso, un’universalità

Ma è un’illusione che non regge alle necessità
non ci sono regole o filosofie
ma miliardi di sentieri che si sdoppiano
in un mare di pensieri e relazioni e sogni e fantasie

Ed è questo il bello di una vita che non si ripete mai
in un’altalena di umori variabili
forse per un attimo vuoi uscirne ma poi con un salto
rientri nel fiume che ti porta via lontano


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sabato 12 agosto 2017 - ore 00:12


WortMarschall
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Ho un amico tosto, suonatore di contrabbasso, ottimo bassista elettrico. Quando alza la cornetta per chiamarmi (non si fa più, lo so...volevo scriverlo un’ultima volta) non mi saluta. Chiede: "Quand’è che suoniamo?". Così da quasi quarant’anni.
Nella sua vita, tutte scelte solide, ragionate, con un rigore mitico. Colonnello di parole granitiche, di definizioni d’acciaio, passava talvolta a trovarci, attraversando i nostri umani e miseri campi di battaglia, senza scomporsi.
Ultimamente però le sue parole cominciano a mostrare i segni dell’età, le definizioni si slabbrano, e lui con loro.
Creando un casino inenarrabile nella sua famiglia, negli ultimi due anni si è innamorato perdutamente un paio di volte. Ma il lupo cattedratico, si sa, perde solo il pelo....
Ieri sera, fino alle cinque del mattino, ha voluto darmi le sue (nuove) definizioni: donne, amore, figli, moglie, essere adulti.
L’ho ascoltato attentamente, mentre elargivo un pavese di liquorini, ottimo collante per uno che sta andando a pezzi.
Lo conosco da una vita. Voglio bene al Colonnello.


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mercoledì 2 agosto 2017 - ore 00:21


Lucy
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Ogni tanto si incontra qualcuno: "Noi umani usiamo solo il 10% del nostro cervello". Può darsi. Ma è il modo che conta.
Basterebbe anche di meno.

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mercoledì 14 giugno 2017 - ore 23:56


Fatti non foste
(categoria: " Vita Quotidiana ")


C’è questa cosa bellissima che si chiama desiderio.
Che in qualche modo ha a che fare con il bisogno, la passione, il sogno. Già dalla parola si notano le stelle.

Dice la Treccani:
Il bisogno indica la mancanza di qualcosa, di necessità, di sofferenza, insoddisfazione; per cui scatta il desiderio di procurarsi i mezzi atti ad alleviare/rimuovere tale sofferenza.
La passione deriva da patìre, quindi l’atto di subire qualcosa, lo stato esistenziale contrapposto all’azione. Quindi anche qui si soffre.
Il desiderio è un sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno (fisico o spirituale).

Mi par di capire che chi non ha bisogni, non desidera, quindi non patisce. Al contrario, chi è bisognoso, desidera, e si attiva la passione.

Ci sono bisogni di base, come sfamarsi, andare in bagno, dormire. Ma il mondo è grande, quindi sicuramente possiamo aggiungere anche scaldarsi, proteggersi da animali pericolosi, avere un appezzamento di terra abbastanza grande da sfamare la propria famiglia, avere un cammello per poter raggiungere un oasi, avere una barca per poter pescare, avere un buon psicanalista a New York, permettersi di fare almeno una volta nella vita il gran viaggio verso La Mecca, ecc
Sicuramente avere un cellulare in Italia non è un bisogno di base (può tornar utile in Islanda...). Ma per un adolescente è diverso, specialmente se non vive in centro città: ha bisogno di contatti, di input, di feedback, di credito dai coetanei.

Secondo me il problema nasce nel momento in cui si scambia un bisogno per un altro bisogno. Se il bisogno è quello di sentirsi inserito nella comunità degli amici, devo sapere che il cellulare è solo il mezzo per soddisfare il bisogno; non è il suo possesso. Non ho bisogno di un cellulare; ho bisogno di stare con gli amici, per cui mi serve un cellulare. Ma se ho ugualmente contatti con gli amici anche senza cellulare, il cellulare non mi serve.

La pubblicità, la società del consumo, favorisce la nascita di bisogni indotti. Si innesca quel meccanismo insano per cui credo che la soddisfazione del possesso del mezzo sia l’obiettivo, e non il mezzo per raggiungere il vero obiettivo.
E’ come se Cristoforo Colombo si fosse sentito soddisfatto ad avere le tre caravelle perdendo di vista l’obiettivo desiderato ’Indie’. O pensare che Galileo si sentisse figo perché aveva un telescopio.
Ma è difficile sapere se un bisogno, in una persona, è indotto, lo è solo in parte, o non lo è. Lo dovrebbe sapere solo la persona stessa, se ci riesce. Siamo tutti bravissimi a vedere il bisogno indotto nell’altro.

Ma anche il contrario è un assurdo: far sparire il mezzo. Se il mezzo è necessario... allora è necessario. Non posso pensare di vivere come un fachiro se voglio andare su Marte. Certo, è vero, al fachiro non importa di andare su Marte, ma a me piacerebbe.


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domenica 28 maggio 2017 - ore 16:53


Hai ragione
(categoria: " Vita Quotidiana ")


-Sei sicuro che i microfoni siano in aula? Guarda che l’ultima volta li abbiamo messi nella valigetta del mixer.
-Sì, sono sicuro. Vado a prenderli io, tra un attimo te li porto.
(…)
-Avevi ragione: non ci sono. Vuol dire che sono nella valigetta del mixer.

Questo è un buon esempio su ciò che si dice “aver ragione”. I casi sono due: i microfoni ci sono o non ci sono. Come in una equazione: il risultato è corretto oppure no.
Ma quando si argomenta, quando si discute di qualcosa, aver ragione ha ben poco senso. Quel che conta è ampliare la visione di entrambi. Quel che si fa, è sfiorare l’intimità dell’altro, sondare la superficie delle sue esperienze passate.
Se ti dice "Hai ragione", significa che ha deciso di vietare alla funzione tattile dei tuoi pensieri di andare oltre.


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mercoledì 17 maggio 2017 - ore 23:31


Vacuum echo chambers
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Sono stanco della metafisica.
Continuo a leggere di cose che non esistono, di cose che sembrano reali solo perché hanno un nome, perché se ne parla, perché qualcuno cita qualcun altro. Quasi niente viene prima definito, dato per assioma in maniera palese... si parla del nulla e se chiedi lumi, se per caso ti viene la rivoluzionaria idea di dire che non capisci, nulla ti viene chiarito, anzi. Ti si obietta che non puoi capire se non hai letto Quel Tipo, Quel Libro, se non hai fatto Quell’Esperienza. Che di obiettivo non hanno neppure la forma dell’ombra dell’obiezione.
Migliaia di echo chambers di vuoto pneumatico.
Dare qualcosa per assiomatico non è un errore: è l’inizio di qualsiasi pensiero. Può magari sembrare all’inizio un assioma assurdo, ma può portare lontano. Come le rette parallele che si incontrano ad infinito.
Non ci si confronta, non si pensa, si trasmette. Come la TV.


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