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Manuale di floricultura. Come salvare i fiori malati.

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la gente della mia età andare via, ma non lungo strade che non portano mai a niente, è che si è semplicemente persa...

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PARANOIE


1) doversi alzare da sotto il piumone alle 7 di mattina in pieno inverno
2) aver continuamente paura che ti cadano i capelli e chiedere continuamente agli altri come è messa la piazza...!
3) la para delle pare è quella para che appare e scompare ogni volta che ti pare...
4) Distruggersi la mente nel tentare di scovare quella cacchio di paranoia ke ti farà volare in cima alla classifica!!!

MERAVIGLIE


1) ... l'instabilità del caso ... sapere che vivere nn è una teoria matematica e in ogni attimo tutto può essere rivoluzionato anche da una semplice frase...
2) incastrarsi tra le sfumature dei colori all'alba
3) LASCIARE KE IL PROPRIO CORPO SIA SFIORATO DALLE CALDE LABBRA DELLA DONNA DEI TUOI SOGNI!!!
4) addormentarsi guardando le stelle e la luna



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Tutto quello che i quotidiani non hanno il coraggio di scrivere. E ci sarà pure un perchè se non lo fanno...
http://ecceyomo.ilcannocchiale.it/







- NOOO!!! Non bene! Ferma! Non bene! Che cosa fai? Hai dato fuoco al cibo, alle palme, al rhum?
- Sì! Ho bruciato il rhum!
- Perchè hai bruciato il rhum?!??
- Primo perchè è un’ignobile bevanda che muta anche il più rispettabile degli uomini in un perfetto furfante. Secondo, quel segnale raggiunge almeno cento piedi e l’intera marina britannica è in giro a cercarmi. Tu non credi che ci sia una remota possibilità di essere visti?
- Ma perchè hai bruciato il rhum?!??

Tu li hai giocati tutti
senza avere in mano i re,
pieno e cavalli o niente:
tutto il resto che cos’è?
Ti sei giocato donne
che impazzivano per te,
eppure un giorno hai pianto in un caffè

Una bottiglia, una bottiglia, il mio regno per una bottiglia!
(Riccardo III, forse)

Liberté, Égalité, Beaujolais!
(Maximilien Robespierre, forse)

Cogito ergo rum
(Cartesio, forse)

E’ del poeta il fin la bottiglia
(Giovanbattista Marino, forse)

-Figlio, chi ti ha tolto il sentimento?
-Non so di che parli, non lo sento.
-Cosa sta passando per la tua mente?
-Che non credo a niente.
(Roberto Vecchioni)

Prendete pure la mia donna, ma non toccatemi il rum
(Charles Bukowski, forse)

Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere.
(Charles Baudelaire, sicuramente)

I socialisti sono come Cristoforo Colombo: partono senza sapere dove vanno. Quando arrivano non sanno dove sono. Tutto questo con i soldi degli altri. E in più pretendono anche di mettere in comune il rum.
(Winston Churchill, forse)

Ed io con la bottiglia in mano
le risposi:
"Nessuna donna può fermare
quelli fatti come noi, my darling"
volto il cavallo e addio per sempre nel tramonto
non pensarmi più.
(Roberto Vecchioni, più o meno)


Sono impuro, bordellatore insaziabile, beffeggiatore, crapulone, lesto de lengua e di spada, facile al gozzoviglio. Fuggo la verità e inseguo il vizio
(Brancaleone, sicuramente)


....................COMMEDIA RELIGIOSA..........................
PRETACCIO (citando Luca 2,12)
- Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia.
POETA DEI LUPANARI (mormorando tra sè si rivolge a Dio)
- Tutto qui? Mille volte meglio, allora, una gnocca in autoreggenti pronta a fare del mio letto giaciglio e fuoco...
PRETACCIO (che ha sentito, con voce nervosa)
- Blasfemo saltimbanco, ho udito le tue eresie! Pentiti, bestemmiatore, pentiti!
POETA DEI LUPANARI (sorridendo di luciferino sorriso)
- Pater, voluntas sua, voluptas mea...


lunedì 22 settembre 2008 - ore 17:26



(categoria: " Vita Quotidiana ")










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mercoledì 18 giugno 2008 - ore 02:37


Mi guidano, quando scrivo, lampi d’imbecillità
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Come un pirla.
Perché, mentre mi scagliavo come il grana, caddi, inciampando sulle radici di un albero, come una mela matura. Ma non me l’avevano menata gli altri, avevo fatto tutto da solo: inciampai e caddi, senza neppure un caddy a raccogliermi come una mazza su un campo da golf o un maggiordomo disilluso che ha visto tutto del mondo e che è pronto, ancora una volta, a sorreggere il suo padrone, ad aiutarlo a tornare sul piedistallo affinchè gli altri possano ammirarlo – distanti e lontani, perché è nella vicinanza soltanto che si vedono le crepe dei muri, nella prossimità e nel retrobottega che si scopre che nessun uomo è un dio e che tutti sono animali sanguinanti che si leccano le ferite. E’ vicino, a un sospiro di fiato, che si sente l’alito pesante e la piccolezza di un uomo, perché, in fondo, nessuno è un eroe senza macchia e senza paura.

Nessuno, tranne me: le macchie le sbianco con il Dixan, che lava più bianco, più bianco di tutto, anche di Gesù, con buona pace di Ballardini e dei porporati vaticani: d’altra parte, non si vestono tutti di rosso e di nero, con i colori del Diavolo milanista? Vedete, tutto torna: e non ditemi che il papa si veste di bianco. Sarà anche vero, ma quello è nero nell’anima o, almeno, sotto gli occhi, nelle borse Hugo Boss tedesche.

Ero, a terra, con il viso nel fango, non ballavo il Fandango né con i lupi e neppure da solo, anche se solo mi trovavo: almeno a terra, perché, rialzandomi vidi lei. Colei che volevo aggredire, ma ormai avevo perso il tempo. Il tempo è musica, è ritmo, è la catena di montaggio di una vecchia FIAT o l’era sconosciuta prima del fiat lux divino, ma il tempo è soprattutto divenire, andare a tempo: sbagli accordi, sbagli passo di danza e sei fuori. Dal momento, dal casting o dalla canzone, ma sei fuori: sei passato. Come un frutto troppo maturo o un tempo verbale che non ha più nulla da dire: trop tard! Jamais peut-etre, con il corvo di Poe che gracchia nevermore…

Sta di fatto che ero fuori tempo per scagliare i miei pugni e così mi fermai. Inchiodai la macchina della violenza, inchiodai un povero cristo che passava di lì alla sua croce, inchiodai e stetti fermo: fu l’eterno o le morte stagioni? Credo sia stato l’eterno, anche perché, pur non avendole mai viste, ritengo che le morte stagioni puzzino: vanno seppellite con cura, lasciando una bottiglia di rum capovolta e vuota a segnare la terra, ma comunque vanno sepolte. Altrimenti si rischia un fetore inenarrabile, come sul carro di Fetonte ogni sera, alla morte del giorno. Ma soprattutto fu l’eterno perché vidi lei: bellissima, dai capelli corvini, quasi più neri di un racconto di Poe e senza, per fortuna, alcun uccello a cantare il malaugurio. Bellissima, con gli occhi che bruciavano nell’aria il colore della brace. Bellissima, e con una trentotto - quaranta di taglia.

La guardai così, bellissima e immortale; la guardai così, mentre si avvicinava non più come una fiera feroce, ma fiera della sua ferocia sensuale. La guardai così, mentre avvicinava le sue labbra alle mie, la sua bocca alla mia, finchè non sentii, in quella bocca, il sapore di rosa.

Mi aveva sedotto, ma non ero suo, perché io appartengo soltanto al rum e all’ebbrezza.
L’avevo sedotta ed era mia: come lo so? Perché, al mondo, ci sono uomini che attirano le donne in quanto magnaccia. Ci sono uomini che attirano le donne perché sono magnati. Ci sono uomini che attirano le donne perché sono magneti. Io appartengono a quest’ultima categoria.

(capitolo concluso in un delirio di onnipotenza. Proprio mentre, da Potenza, il pm Woodcock mi manda un avviso di garanzia. Nel caso mi arrestino, non voglio arance né fiori né tanto meno opere di bene, ma bottiglie di rum.)


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lunedì 26 maggio 2008 - ore 19:23


Il principio di ogni contraddizione
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Pigliai sonno, ma non solo.
Pigliai anche uno schiaffo, oltre che una moltitudine di pesci. Perché non è vero che chi dorme non piglia pesci: chi dorme non piglia pesci se sogna altre cose, ad esempio di starsene abbracciato a una donna bellissima sotto un albero di pesche. Se invece sogna di pescare, e nel sogno è un bravo pescatore, i pesci li pesca. Convengo però che è meglio sognare una donna bellissima, la cui pelle abbia l’odore di fresca lavanda e non di freschino. A meno che la donna non sia una Sirena e voi non vi chiamiate Odisseo. In questo caso, però, il sogno non sarebbe sogno, ma realtà: almeno così è, se vi pare e se ragionate secondo Ragione. Anche se non vi chiamate Pirandello, ma vi siete limitati ad Omero. Il quale, tra le altre cose, non è mai esistito.
Omero non è mai esistito, eppure ha scritto l’Iliade e l’Odissea. Omero non è reale, forse di origini aristocratiche, ma di certo non reale: Omero è il sogno plebeo di chi volle, tra i plebei, figurarsi le avventure dell’antica Troia, raccontandosele la sera attorno a un fuoco, nel meriggio assolato sotto un fico, sognando con altri a dimenticare le fatiche del quotidiano e del suo sale da bassa cucina. Omero è il figlio di chi volle, anonimo, risalire i fiumi del Tempo a ritroso, affrontando i secoli che furono prima, navigando oltre lo scorrere dei giorni, controcorrente, come un salmone: vedete, chi dorme a volte non piglia pesci, perché è pesce lui stesso. Vedete, i conti non tornano sempre e d’altra parte la coerenza rimane ed è fatta salva: in fondo, non siamo sicuri delle origini aristocratiche di un personaggio che non è mai esistito.
Eppure, Omero vive nel ricordo delle sue parole: finchè esisterà la leggenda di Troia, finchè si racconterà della presa di Troia perduta nella notte dei tempi –d’altra parte anche il mestiere omonimo ebbe origine in quella notte o poco dopo – esisterà Omero. Che sia esistito o no, che importa?
In fondo, Omero è – e questo importa, questo basta: è come la bellezza della passante di Baudelaire, ma non come il passato, che non è, o almeno non solo è, ma è anche stato, soprattutto stato: è relegato nell’umida palude delle cose consunte, è uno Stato che non esiste più e che è stato sopraffatto da un altro più potente, almeno, allo stato presente delle cose. Essere, questo interessa, perché l’esistenza è secondaria se paragonata all’essenza, l’esistenza è una conseguenza non necessaria, un accidente, quindi: in fondo, alle volte l’esistenza è frutto di un incidente. Molte altre, una semplice sfiga. Omero non è mai esistito, eppure ha scritto l’Iliade e l’Odissea: un po’ come Dio con la Bibbia. Omero, in conclusione, è fortunato: per essere non ha bisogno di esistere. Cosa volete di più?
Uno schiaffo, magari, e una secchiata d’acqua in faccia, come quelli che presi io, non credo proprio che li vorreste. A meno che non siate eredi o discepoli del barone von Masoch.
Eppure fu così che mi ripresi conoscenza: con uno schiaffo e una secchiata d’acqua in faccia.
<< Porca Eva! >> gridai, cercando di rialzarmi, ma un altro schiaffo mi graffiò il viso, rigettandomi a terra. La gentil mano che mi colpì era quella di una donna. Picchiare una donna è contro i miei principi, ma, dal momento che sono anarchico, li trasgredisco volentieri e spesso: dirò di più, il mio principale principio è ribellarmi ai principi e farmi le principesse. E questo in fondo, è a suo modo un principio, al quale è davvero difficile e forse vano ribellarsi. Ne discende che tradire così i miei principi – o almeno il mio principale principio – tradirlo cioè poiché tento continuamente di rispettarlo, negli anni mi ha procurato infiniti disagi, più dei lutti che Achille addusse agli Achei, con grande diletto della mia psicologa, ma soprattutto del mio barista. I quali, ognuno secondo le proprie inclinazioni e i propri studi, cercano di analizzarmi e di farmi uscire da questa palude di contraddizioni. Fino ad oggi, con scarsi risultati, a parte qualche frequente sbronza totalizzante, che prende il controllo del mio corpo e mi porta a insultare e schernire, nell’ordine: il papa con seguito di cardinali vescovi e compagnia clericale, i borghesi, gli ebrei ortodossi, le donne che non hanno la quarantadue, quelli che si scelgono i vestiti con procedure curiose e bizzarre – come chi si benda e trova divertente mettersi su i primi stracci che tira a sorte dall’armadio - i pacifisti, quelli che abitano sull’Oceano Pacifico, quelli che si chiamano Pacifico di cognome, quelli – ancora più disgraziati – che si chiamano Pacifico di nome e sono pacifisti, nonché astemi e padani in verde.
Tornando a noi, comunque, come diceva Lui e come gli rispondevano in coro i camerati in camicia nera, ritenni che quella fosse la classica circostanza in cui poter trasgredire i miei principi: all’urlo di << brutta troia, le mani mettile in culo!!! >> mi scagliai contro la proprietaria della mano fatale. Come un pezzo di grana tagliato col coltello, come un proiettile proiettato da un obice contro le trincee nemiche.

(capitolo tagliato a pezzi. Come il Parmigiano, appunto. O se volete, il Grana Padano. Per aumentare la suspance, ma soprattutto perché mi pagano a capitoli e allora è meglio scriverne tanti e corti)


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martedì 29 aprile 2008 - ore 02:10


DIZIONARIO DEI LUOGHI COMUNI. capitolo primo
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Un giorno, un intellettuale si alza e urla il suo <<eureka!>>.
Scopre che comunismo, fascismo e nazismo sono state brutte cose, ma soprattutto che, se non una radice, hanno altro in comune. Un suffismo: - ismo.
E decide che è giunta l’ora di denunciare questo abominio linguistico che si fa sostanza totalitaria: via tutti gli -ismi dai dizionari, perchè sono sinonimo di eccesso, radicalismo (per l’appunto...), di intolleranza e di faziosità...
Ora, quando sottopone la sua scoperta agli altri intellettuali, anzichè sentirsi mandare sonoramente a cagare, ascolta cori di lode, peana e complimenti per la geniale trovata.

Io non capisco, ma mi adeguo: se lo spirito del tempo tira in quella direzione, un perchè ci sarà: come diceva Hegel, ciò che è reale è razionale.

E quindi, via tutti gli -ismi, via anche le raccolte di aforismi, che promettono sempre più di quanto possono mantenere! Via tutto!
Via l’idealismo, che tanti danni ha fatto al mondo e via il realismo che, in rima col cinismo, ci porta a stare pancia a terra e a limitare gli orizzonti del pensiero (come si farà poi, senza idealismo o senza realismo: come vivremo al di fuori di questo dualismo? forse nel trionfalismo del relativismo?)
Comunque sia, via anche il socialismo e il comunismo (via non solo dal Parlmento, ma anche dal vocabolario...) e dato che ci siamo via anche il materialismo e, per parallelismo, il liberalismo: aboliamo il giornalismo specie quello gonfio di fondamentalismo e di laicismo e quello prono nel servilismo.
Senza sentimentalismo, cancelliamo anche il fatalismo: volontà, ci vuole volontà per affrontare questo immane compito di riscrivere le grammatiche, volontarismo contro il nichilismo dei rassegnati o il machiavellismo degli intellettuali.
Ottimismo, gente: l’ismo, si può sconfiggere con antagonismo schietto e gagliardo! Avanti con le avanguardie dell’eversione, contro il dogmatismo dell’ismo! Avanti, viva il terrorismo che fa deflagrare l’infantilismo di tutti gli ismi: tanti sismi contro gli ismi!
E via il simbolismo, ormai non serve più a nulla, via il naturalismo che ormai di naturale non c’è rimasto nulla, neppure le tette della fidanzata, via il verismo e l’impressionismo, che rischia di turbare le menti più sensibili!
Via l’ermetismo, che tanto non si capiva mai cosa voleva dire e via ill puntinismo, che nessuno ha mai capito cosa fosse.
Via il cubismo: in un mondo virtuale di second life, che ce ne facciamo della geometria netta e precisa di un cubo?
Via il sonnambulismo: l’organismo dell’uomo nuovo sopravviverà senza dormire, è puro anacronismo voler dormire quando si può produrre: produrre dobbiamo, per sconfiggere il giacobinismo e far trionfare l’egoismo!
Serve un meccanismo che rilanci il turismo per incrementare il PIL con eroismo: che crepi il buonismo e trionfi cesarismo e militarismo!
E nel lirismo del narcisismo saremo tutti felici e liberi: dal liberalismo e da ogni altro malefico -ismo, con automatismo cancelleremo dal dizionario ogni parola che finisce in ismo: pauperismo e ambientalismo! Uh, che fastidio mi danno! Che isterismo! Che nervosismo!
Via, via dal dizionario, ma attenzione!, con pragmatismo, salviamo almeno il papismo, chè quello no, non è dogmatismo, anche perchè a furia di cancellare rischiamo il parossismo: fermiamoci, forse abbiamo esagerato. E che ci salvi, allora, l’umorismo. Non dal papa, sarebbe chiedere troppo, ma almeno dal reumatismo...

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mercoledì 16 aprile 2008 - ore 03:20


HO VISTO IL FUTURO, MA GRAZIE A DIO IL FUTURO NON HA VISTO ME...
(categoria: " Pensieri ")


Il principale esponente del governo dello schieramento a noi avverso, l’unto dal Signore e dalla brillantina sui pochi capelli trapiantati, il pastore del popolo della libertà, l’idolo azzurro come prima cosa arriverà a Dolo per inaugurare il passante di Mestre, poi farà una carnevalata travestendosi da leader politico di una certa statura e, nel banchetto carnascialesco, darà tutti i Galan del Veneto alla Lega, che se li mangerà, liberando(si) così la poltrona di governatore, su cui si siederà, con un colpo Gobbo, un presidente molto Gentilini.

Verrà rimosso il Mose nella speranza che l’acqua alta cacci via Cacciari e i comunisti (se non sono morti tutti in incidenti sul lavoro) di Marghera.
Infine, nelle prime cento ore di governo, dirà a Bush che in Cadore si nascondono pericolosi talebani, restituendo un po’ di allegria all’amico americano, che ultimamente era un po’ depresso avendo finito i popoli da bombardare: dal Molin si leveranno in volo gli F16 e senza sparare un colpo (ma tirando giù una funivia) convinceranno la popolazione del Cadore a tornare in Veneto.

Nel frattempo Casarini offrirà ospitalità nei centri sociali del nord est ai sinistrati de L’Arcobaleno, mantenendoli con i proventi del suo libro venduto (d)alla Mondadori.

Ah, Bakunin, fossi ancora vivo ne avresti da ridere...

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mercoledì 26 marzo 2008 - ore 23:24


La rimozione non funziona, a volte...
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Domenica è un giorno morto. Il corpo di Cristo viene divorato durante la funzione delle undici, prima che tutti si mettano a tavola. Diventa in buona sostanza uno stuzzichino, la risposta religiosa al Campari Soda, l’aperitivo, si spera, in attesa del Paradiso.
D’altronde come recita l’headline dello spot Campari: WELCOME TO PARADISE.
Vedete, tutto torna.
Come l’uroboros che torna su se stesso, serpente del tempo che ripete il tempo, rigenerandolo.
Come quei visi d’ombra, che riemergevano dal passato: e se mi era stato concesso di cancellare i brutti, non altrettanto avrei potuto con i belli. E questo valga da monito per tutti coloro che credono che la Bellezza non abbia difetti: li possiede, eccome, solo che passano sott’occhio. Occhio non vede e cuore non duole, come in un tradimento, perché la Bellezza stessa ti tradisce, ingannandoti, paralizzandoti in statua di sale. E’ una strada in salita la sfida con la Bellezza, senza neppure una statua della Madonna a qualche crocicchio a rinfrescarti con la sua ombra riposante.
Insomma, la Bellezza ha qualche difetto, altrimenti, a rigor di filologia, sarebbe Perfezione: e la perfezione, si sa, non è di questo mondo. Dell’altro però sì. Ecco perché vedendo quei visi d’ombra e di bellezza ancora presenti tremai.
Era il delitto perfetto.
E io la vittima.

Che fare? Provai a cercare tra le ombre, nella disperata e insensata speranza di scorgere quella di Lenin. D’altra parte lui aveva pur scritto un libro sul tema e poteva tornarmi utile, anche se, in effetti, non è che poi abbia avuto tutto questo gran successo. La soluzione proposta da Lenin, intendo, non il libro, che, in quanto a vendite, non se la cavò male. Io invece dovevo cavarmela da solo, senza neppure un ragno dal buco a farmi un po’ compagnia o un prete per chiacchierar.
D’altra parte d’intorno non c’era nulla d’azzurro: né una bandiera di Forza Italia, né un campione del mondo e neppure una velina, da ciurlarmi alle spalle del fidanzato calciatore. Nessun tono d’azzurro, ma solo il nero pece appicicato alla buia campagna, che tremò così forte che dal sudore la mente ancora mi bagna.
Io, però, in quel momento mi bagnai di altro liquido: presi la bottiglia di rum e ne bevvi a sorsate.
Una, due, tre sorsate e alla terza mi fermai: vuoi perché il tre è il numero perfetto e volevo giocarmelo in opposizione alla perfezione di quelle ombre, vuoi perché avevo finito la bottiglia. Tre sorsi e pochi istanti trascorsi: se non è alcolismo questo…
Guardai stupefatto il coccio vuoto, aguzzai l’ingegno, mi feci assorto (pallido lo ero già) e mentre mi appoggiavo presso un rovente muro d’orto, ascoltai tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, ma non udii fruscii di serpi.
Vidi però il serpente che si morde la coda emergere là in fondo, venendo su per l’onda bruna, risalendo palpitante tra le scaglie di mare lontano, lo vidi avvicinarsi e schierarsi al mio fianco.
Un brivido mi scosse, ma fu nulla al paragone della terra tremante: ancor più mi scosse, tanto mi scosse che il coccio vuoto mi volò via dalle mani. Nell’aria volò, nell’aria mossa in turbine che la terra lagrimosa diede vento. Nell’aria volò e io lo seguii con gli occhi per poi vederlo, con triste meraviglia, precipitare in omaggio alle leggi di Newton.

<< Orcodio!!! >> bestemmiò qualcuno nel buio.
<< Il marito dell’orchidea >> risposi io, lesto di lingua e di spirito.
Era un’ombra, ferita dal coccio aguzzo volato per l’aere.
Risi, ridetti e risi, risi e bisi, feci il bis e il tris di quel piatto comico così gustoso, finchè non vidi la ferita alla testa e il sangue. E allora agli occhi mi balenò una luce vermiglia. La qual mi vinse ciascun sentimento; e caddi come l’uom cui sonno piglia.

(capitolo caduto, come in sonno e come il bell’addormentato. Come una salma divenuta eterna, grazie a un mausoleo o ai versi di due grandi poeti)


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martedì 25 marzo 2008 - ore 13:50


Il liberismo ha i giorni contati...
(categoria: " Vita Quotidiana ")


... il problema è da chi....





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martedì 25 marzo 2008 - ore 03:06


Massime al minimo del motore...
(categoria: " Riflessioni ")


...dato che da quando c’è il caro petrolio bisogna fare economia. Niente vacanze al mare nè Tremonti: vedi il prezzo del gasolio a Padoa e poi Schioppa.



Motto dei conservatori svizzeri: Talis Pater, Emmentalis Filius.

De animalium sententiis
Pulex: natura non facit saltus
Helmintes (vermis graecus): panta rei

Tra fisica e metafisica.
La coppia. In fisica, due forze orientate in direzione distinte che generano un movimento rotatorio.
In amore, idem.

Psicanalisi a Conselve.
Vuto vedere che quando che i me dise va in figa de to mare xe perché i ga leto Freud?


E ricordate tra il dentista e il prete scegliete sempre il dentista: la morale la addomestichi anche, per il molare cariato non c’è autoinganno che tenga. Il dolore resta sempre, non lo anestetizzi.


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martedì 25 marzo 2008 - ore 00:38



(categoria: " Vita Quotidiana ")


Un po’ di rap per movimentare la vita...

Iniziamo con la SF... Tutti credevano stesse per Spaghetti Funk e invece cosa vai a scoprire, che in realtà significa Sempre Fatti. Conoscendo però i componenti lo stupore passa subito...




Ora un classico del rap: il dissing, ovvero le liti al microfono tra mc. Qua Yoshi aka Tormento risponde a Fabri Fibra. Proprio per le rime...




Rap trucido e grezzo: i ClubDogo con Briatori....




Ancora dissing, ancora vittima Fabri Fibra: d’altra parte chi di rima ferisce di rima perisce. E rischia di rimanerne sepolto, anche...




E per finire i fuochi d’artificio dei Cor Veleno con Yoshi in PIMP.
Ascolto non raccomandato per tuttti coloro che considerano uno scandalo il concetto di "donna oggetto"...




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martedì 26 febbraio 2008 - ore 02:44


Fortuna imperatrix mundi
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Ipocrita lettore, ipotecato amico, ipotenusa e cateti, questo romanzo è giunto alla conclusione: dall’ultimo capitolo non si è mai fermato, anche se così poteva sembrare. Ha corso molto, come un corso suo antenato, che fu re e imperatore e che solo il destino sconfisse nel fango di Waterloo o nel ghiaccio delle sterminate pianure russe: è andato avanti, sempre, per inferni e paradisi, in letti sfatti e su corpi perfetti, perché i corpi sfatti li lasciamo volentieri ai brutti e a chi crede nella bellezza dell’anima.
Questo romanzo è giunto alla fine o forse solo a una delle tante fini possibili.
Una fine, cercata senza scopo, innaturale, come innaturale è la vita; falso, come le teste di Modigliani ritrovate nel Fosso Reale di Firenze. Falso e reale insieme, perché forse così è la vita o forse, semplicemente, non si sa chi sia più idiota: se io che do forma alle parole senza senso o tu, lettore ipotizzato, che continui a leggere..
Sia come sia, il romanzo è finito e devo confessare che mi ha stupito: mai ci fu fine più stupefacente. A parte quelle di John Belushi e Jim Morrison.

Non resta che l’ultima parola e le tre cose che sempre e solamente m’enno in grado: la donna, la taverna e ‘l dado.
Tutto il resto è letteratura.


(capitolo e romanzo terminati. Finiti per sempre, come un amore o una bottiglia di rum. Con la differenza che il rum e l’amore puoi sempre ricomprarli, mentre un mondo di avventure no. Potete però sempre chiedere di narrarvelo, a viva voce, in una notte di nebbia e gelo o in un pomeriggio d’estate, tra tequila ghiacciata e il demone meridiano, che morde l’arsura.
Non aspettatevi Omero. Qua non ci sono poeti ciechi, ma artisti ubriachi: il prezzo è tutto il rum che mi serve per raccontarvi la fine e per sopravvivere alle macerie della storia e alla noia di ogni giorno.
D’altra parte, si sa, la fine giustifica i mezzi. Per bere a ufo, innanzitutto. O, infine, questo non lo so: ai postumi l’ardua sentenza.)


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