
La storia degli OHM comincia ed affonda le sue radici a Padova negli anni
60, quando nel 1963 con altro nome (Gli Spettri prima e Gli
Junior poi) Stelvio Quarta e Paolo Rampazzo iniziarono unavventura
musicale che attraverso varie trasformazioni prenderà corpo definitivo
nellOttobre del 1969 con la prima formazione degli OHM, nome destinato
poi ad entrare nella storia della musica padovana.
In quella
prima band, oltre ai citati Stelvio Quarta (chitarra) e Paolo Rampazzo
(basso) militavano Mario Lobrano (batteria), Adriano Macchini (tastiera),
Giorgio Marigo (chitarra e canto) e Claudio Gambillara (canto). Questa
formazione, dai contorni non ancora ben definiti tra un genere soft e
le nuove musiche emergenti, subisce una prima radicale trasformazione
nel marzo del 1970, quando entrano in formazione Adriano Mazzucato (tastiera,
violino e voce) e Francesco Agnoletto (batteria). Escono dal gruppo Adriano
Macchini, Mario Lobrano e Claudio Gambillara.
Larrivo
di Adriano, voce possente ed incisiva, e di Francesco, batterista sicuro
e trascinante, porta nuova linfa al gruppo che, coniugandosi con le idee
musicali di Paolo Rampazzo, conduce rapidamente la band ad un totale rinnovamento
del repertorio con pezzi, che diverranno poi storici, di gruppi come Deep
Purple, Grand Funk, Who, Guess Who, Doors ed altri di quel periodo irripetibile.
Il gruppo
veleggia sulla scia di un sound sostenuto e piacevole, con le sonorità
nuove di quellepoca, e con le performances vocali di Adriano e Giorgio,
decisamente unici nel riproporre i brani dei mitici Grand Funk.
Nel 1972
Giorgio Marigo lascia la formazione. Gli OHM continuano in quattro, tra
fortune alterne, sino al 1973 anno in cui il gruppo incontra una prima
crisi di identità ed una certa difficoltà ad aggiornarsi
con lavvento di nuove strutture musicali. Paolo lascia e subentra
Adolfo Baratto, bassista trevigiano di bella presenza, che non potrà
modificare lo stato delle cose e che resterà nella band sino allOttobre
del 1974, momento in cui il gruppo subisce la prima vera svolta destinata
a trascinarlo ad una radicale trasformazione.
Alla meteora
Adolfo subentra quindi nella formazione Paolo Renzini, bassita e cantante
di ottima levatura e vasta esperienza, visto che della musica aveva fatto,
fino a quel momento, la sua professione.
Le idee innovative
di Paolo portano ad una metodica revisione dei criteri di impostazione
musicale e scenica seguiti sino ad allora; Adriano viene spinto sempre
più ad essere il personaggio che è, e le scelte musicali
sono indirizzate ad un repertorio, per quanto sostenuto, che comincia
a scostarsi dalle linee del rock, sempre meno seguito dalle nuove generazioni
che frequentano la discoteca e che, anziché musica dascolto
che si può anche ballare, prediligono le nuove tendenze
della disco-music tutta da ballare. Per tutti i gruppi musicali
il confronto con la discoteca e la sua musica diventa un ostacolo davanti
al quale si deve decidere: o mollare, o saltare il muro, anche se per
farlo servono risorse umane (gli OHM sono in quattro; in quattro si combina
poco e servono aiuti) e tecniche (il glorioso impianto Semprini con i
suoi buoni diffusori, sufficienti per ieri, è impotente al cospetto
della compattezza ed uniformità di suono che le casse acustiche
delle discoteche sparano a pieno volume).
Ed ecco che
Giordano Cenedese, impresario del gruppo e titolare dellAgenzia
Gala Music di Treviso, che crede nelle possibilità assopite della
formazione, propone linnesto di un tastierista di ottime qualità,
con buona esperienza e voglia di fare. E il giugno del 1975, momento
di una nuova ed importantissima svolta. Entra a far parte degli OHM Leonida
Ghedin, trevigiano, che dimostra la sua gran volontà di fare proponendosi
subito con una strumentazione di ottimo livello. Molto rapidamente il
gruppo prosegue nella sua vena di auto-innovazione ed il repertorio prende
una veste di attualità ben accetta dal pubblico. Finalmente Adriano
abbandona le tastiere ed armato di violino e della sua voce possente aggredisce
il pubblico dallalto della sua mole, con looks decisamente allavanguardia
che suscitano interesse e consensi e lo consacrano a leader del gruppo.
Gli OHM diventano
una Società: OHM Music Group snc, con sede legale in
Treviso e Ghedin Leonida ne diviene il legale rappresentante.
La vera forza
di questa band è un collante fatto di amicizia tra i cinque, che
esplode poi in grinta e simpatia avvertibile chiaramente da chi li sente
suonare.
E un
momento di grandissimo entusiasmo. Servono subito nuovi mezzi tecnici
ed ecco Giordano Cenedese acquistare per gli OHM un impianto nuovo fiammante
della TEKSON (verrà pagato a rate mensili di una certa consistenza),
con consolle 24 canali, monitors da palco e due montagne di
casse e diffusori . Limpatto acustico e scenico è devastante
e gli OHM volano ora su unaltra galassia. Serve naturalmente un
tecnico del suono, che regoli e controlli a distanza. Ed arriva anche
quello. E Roberto fugassette, rappresentante di prodotti
dolciari, cugino di Leonida e grande fan del gruppo.
La Gala Music
si serve di Adriano & C. come testa dariete per entrare nei
giri dei locali che contano, e riesce così ad imporre poi anche
altri gruppi per così dire minori che operano nel giro
della stessa Agenzia.
Con tale
e tanta attrezzatura e con locali sempre nuovi e sempre più lontani
serve un mezzo per gli spostamenti. E gli OHM trovano il mezzo adeguato
alle loro necessità in un mitico FORD TRANSIT diesel di colore
azzurro, 7 posti in cabina e cassone idoneo alla capienze di cui il gruppo
necessita. Il raggio di azione della band si allarga; se prima si arrivava
a Vicenza, Pordenone, Udine, Trieste, ora si allunga a Reggio Emilia,
Cremona, Piacenza, Brescia, Milano, Alessandria, ecc
Icona e marchio
di riconoscimento degli OHM è diventata una splendida bocca rossa,
messaggio che troneggia in campo nero al centro dei loro manifesti e adesivi
che vanno a ruba a mò di gadget tra i frequentatori dei locali
dove si esibiscono.
Ma il rinnovamento
sembra non arrestarsi più. Linnesto di due fiati potrebbe
aprire alla formazione nuovi orizzonti. Gruppi emiliani e romagnoli insegnano.
Quando Pippo Trentin, formidabile sassofonista di Treviso, si unisce alla
band per qualche mese, i risultati sono evidenti e convincenti. Purtroppo
Pippo non potrà restare; anche se con lui è intervenuto
un rapporto di immediata amicizia e simpatia, lui sogna di volare in America
e così farà. E nel 1976 vengono ingaggiati Stefano Fregonese
(sax, flauto, trombone) e Roberto Trombe (tromba e trombone).
Mentre Stefano si difende con onore, Roberto non riesce ad inserirsi a
dovere nel gruppo, se non come personaggio divertente che durante le esecuzioni
del gruppo più che suonare, improvvisa gag assolutamente
esilaranti. Stefano è un bravo tecnico (Roberto tecnico
non cè più) ed ha gusto per le sonorità musicali.
Diviene subito anche titolare della regìa del suono
ed i risultati sono davvero ottimi.
Alla fine
dellestate del 1976 i fiati si riducono; rimane solo
Stefano. Il gruppo riesce a creare interessanti soluzioni sonore inserendo
sezioni fatte con sassofono, violino, moog e tastiera archi.
In quei momenti
continua ad imperversare la disco-music e gli OHM riescono a riproporre
esecuzioni gradevoli e di grande impatto, non dimenticando di riproporre
in veste revival alcuni classici del rock.
Il gruppo
continua con risultati sempre più edificanti fino al giugno del
1978, momento in cui, allapice di una crisi di identità e
per la ricerca di nuovi stimoli, senza che Vi fossero segni premonitori,
Leonida annuncia allimprovviso di voler seguire strade diverse da
quelle calcate sino a quel momento. Ha pensato di portare
con sè Adriano e Francesco. La rottura è inevitabile. Gli
OHM, con una nuova formazione senza Stelvio e Paolo, continueranno per
due anni ancora con formazioni e fortune alterne sino ad esaurire nel
1981 la spinta e lentusiasmo che ne avevano caratterizzato lascesa.
Ma i legami
di vera amicizia riescono a germinare anche nei terreni più incolti.
Stelvio e Paolo, i fuori-usciti, riannodano i rapporti con Adriano e Francesco
(Leonida era uscito dal gruppo già dalla fine del 1978!), e pur
essendo finita lavventura del suono, i rapporti tra loro torneranno
gradualmente quelli di un tempo. E il dicembre del 1979. Senza questa
parentesi probabilmente la Story sarebbe finita allora.
Passano ventanni.
Ed è
quasi per gioco che nellOttobre del 1999 la frequentazione saltuaria
dei vecchi amici di un tempo (Adriano, Francesco Paolo e Stelvio), riprende
corpo e spirito musicale, grazie anche allinnesto di quello che
si rivelerà da subito la vera nuova linfa del gruppo: Riccardo,
figlio ventitreenne di Adriano. Riccardo, buon tastierista, ha ereditato
in dono dal padre una voce fantastica ed una grande passione per la musica.
Le anime dei grandi music-man del passato aleggiano in casa Mazzucato;
Riccardo ne coglie lessenza e la sua formazione musicale ne risulta
in qualche modo positivamente condizionata.
Ed è
di Paolo lidea di montare qualche pezzo del passato
per dilettare in una serata prima della fine del millennio alcuni amici
comuni. La cosa si materializza la sera del 19 dicembre 1999, data nuovamente
storica per la vita del gruppo che ne segna, esecuzione dopo esecuzione,
una rinascita che probabilmente nessuno degli stessi OHM avrebbe pronosticato;
il sincero e spontaneo entusiasmo dei convenuti alla serata, pur se amici,
induce il gruppo a riconsiderare in termini meno goliardici lavvenimento.
E subito arrivano le richieste per nuove esibizioni che portano la rinata
band ad esibirsi nei locali cittadini (e non) più in vista del
momento (Ceffry e Villa Corner di Monselice, Jammin di Padova, Spy di
Rubano, Fornace di Mestrino, Capannina di Arsego, Caffè Pedrocchi
di Padova), con dolci evasioni in terra Toscana (Arezzo).
Il repertorio
viene rapidamente rafforzato ed ampliato. Brani degli anni 60/70/80 ed
alcune cover dei giorni nostri trovano un mix di felice proposizione ed
alle storiche sonorità già assimilate dal gruppo si uniscono
le effervescenti innovazioni che Riccardo sa coniugare allinterno
della band.
Ancora una
volta la forza dellamicizia ha saputo ricreare lo spirito giusto
tra noi, ragazzi di ieri, a dimostrazione che lentusiasmo non ha
età. E finché sarà così la stella degli OHM
continuerà a brillare.
Grazie di
tutto ragazzi. Grazie ad Adriano, leader dalla voce entusiasmante e personaggio
carismatico del gruppo; grazie a Francesco zio Fester Checco OHM
metronomo trascinante della base ritmica; grazie a Paolo, bassista/voce
e mente del gruppo; grazie a Riccardo, voce splendida, e portatore di
vitalità nuova tra le fila della band.