
Il contesto storico:
Alla fine degli anni \'60 in pieno periodo "flower-power"
quattro ragazzi di Birmingham uniscono le forze e creano una musica magica,
evocativa ed ipnotica incupendo ed appesantendo il vecchio blues ed aggiungendovi
un pizzico di classica che rende tutto più solenne ed inquietante.
Scrivono linee vocali semplici ma al tempo stesso disarmanti per la loro
cruda bellezza, la voce è aliena, così elegantemente sgraziata,
a volte ricorda il pianto stridulo di una vecchia ma molto più
spesso quello di un fanciullo, che col sottofondo tellurico di un basso
percussivo, di tamburi tribali e di riffs diabolicamente sapienti rendono
l\'idea di una creatura ingenua in balia degli eventi. Ozzy, Tony, Bill
e Geezer, i Black Sabbath insomma, danno voce ed esorcizzano paure, traumi
ed ansie e permettono di fare un piccolo viaggio nel lato oscuro di noi
stessi senza dolore, con dolcezza. Pur essendo la loro musica un bocciolo
d\'acciaio che mai ha finito di schiudersi, fresca ed attuale, realmente
amata da tanta gente di ogni età, è sempre stata trascurata
nell\'ambito delle cover-bands del nord Italia.
Nascono
i Thunderboar:
Della
cosa soffre particolarmente Max Magro, il chitarrista dei Thunderboar:
capisce che se uno vuole sentire dal vivo le vecchie canzoni dei Black
Sabbath deve farsele da sé. La cosa però appare molto ardua,
trovare i componenti è difficile ed una volta messo insieme il
gruppo riuscire ad ottenere il sound giusto è praticamente impossibile
e dopo tutto questo c\'era anche il serio rischio che non venisse nemmeno
data la possibilità di suonare nei locali. L\'incontro nel \'97 con
l\'amico, il bassista Riccardo Carbone (ex Aida, ex MaloModo, etc.) veterano
della scena musicale padovana, comincia a dare peso a ciò che fino
a quel momento era una semplice intuizione. Per qualche mese i due provano
da soli nel ripostiglio di casa Magro e mettono annunci ovunque alla ricerca
di un batterista e di un cantante (chi conosce i Black Sabbath si renderà
conto che cercare qualcuno che picchi come Bill Ward e soprattutto qualcuno
che canti come Ozzy è un\'impresa da pazzi!). La campagna reclutamenti
dà esiti a dir poco comici: si finisce nell\'incappare solo in bambini
e sprovveduti. Tuttavia i due continuano a cercare e provare: ora suonano
in formazioni di fortuna (alle quali siamo ancora grati): "Sardee
in saore", band underground del Piovese nella quale Max ha militato
e poi con i batteristi Ale Monti, Marco "Ombre" Ambrosini (dei
Trauma Kranico) ed infine Francesco "il salvatore" Carbone,
fratello di Ricky. Con quest\'ultimo trio si riesce, nel novembre del \'99,
ad attirare nel progetto il cantante Ale "Benny" Benetello,
conosciuto da Max tra una spallata durante un pogo ed un boccale di birra.
Benny ha fatto parte di diverse bands, nella carriera pluriennale ha praticamente
cantato qualsiasi cosa, l\'esperienza precedente ai Thunderboar sono stati
i Fireball, cover-band dei Deep Purple, sciolta per tensioni interne dopo
aver però riscosso un notevole successo nel Padovano. Era il momento
di trovare un batterista fisso perché Francesco Carbone aveva già
dato tutto l\'aiuto possibile. Come caduto dal cielo nel gennaio 2000 per
mano di Gianni Gottardo, ex batterista dell\'amico cantante "Vasco"
Bertin (ex Betsaida, ex Valori Bollati), entra nel gruppo l\'onnisciente
e granitico batterista Paolo Benozzo (anch\'egli veterano: Bertozzo funky
band, Wireless, etc.). Dopo mesi di prove estenuanti ed assordanti all\'Art
Rock Cafè di Abano (PD), il gruppo esordisce nell\'estate del 2000,
all\'One Festival di Selvazzano (PD) dove è accolto con approvazione,
poi è il turno dei pubs ed è subito un "Sabba"!
Ciò che era una semplice idea ora è una realtà di
massiccia consistenza.
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