La
laurea si configura come l'atto conclusivo della carriera
studentesca, il momento in cui lo studente esce dal mondo
universitario per entrare, solitamente, in quello lavorativo.
Nascono nuovi impegni, esigenze pratiche più pressanti
e spesso finisce il tempo di fare goliardia: la società
esige serietà dal mondo degli adulti, almeno per
quel che riguarda la loro vita pubblica.
La laurea è, oggi, un festeggiamento individuale,
in cui il neodottore è attorniato generalmente
da amici e parenti. Nel XVI secolo, al contrario, esisteva
una cerimonia collettiva, che vedeva la partecipazione
dell'intera cittadinanza e si svolgeva, a Padova, all'interno
del Duomo, configurandosi come una delle più solenni
manifestazioni universitarie: nella cattedrale addobbata
a festa per l'occasione, si imponeva la corona d'alloro
al nuovo laureato, che indossava sontuose vesti di seta.
Presenziavano inoltre all'avvenimento il Rettore, giunto
sul luogo sopra ad un cocchio tirato da quattro cavalli,
in toga di velluto rosso ed ermellino, il Podestà,
le Nationes, nei loro costumi, i Lettori, togati anch'essi,
i bidelli, che reggevano le mazze, e gli scolari dello
studio, che recavano, su cuscini di seta, statuti e sigilli
dell'Università. Dopo la celebrazione ufficiale
si tenevano feste e banchetti, in cui venivano anche offerti
doni al nuovo dottore. Quest'ultima è l'unica parte
della cerimonia che si è mantenuta fino ad oggi,
unitamente all'imposizione della corona d'alloro.
A
proposito della corona d'alloro sopra menzionata è
da ricordare l'usanza, da parte degli studenti invitati
alla cerimonia di laurea, di cercare di impadronirsi di
una delle "palline" dorate che la adornano o,
perlomeno, di una foglia, come portafortuna per gli esami
od altro. E severamente vietato poi agli universitari
cingersi il collo della corona stessa, pena il pericolo
di differire indefinitamente la loro laurea.
Tra
le tradizioni mantenute, almeno in alcune università,
sia italiane che straniere, è il papiro di laurea,
atto conclusivo della vita studentesca e antichissima
usanza, rimasta in vigore a tutt'oggi, anche se con mutamenti
e aggiornamenti continui, verificatisi nel corso degli
anni. Abbiamo testimonianza, già prima della nascita
della goliardia moderna, dell'uso di render nota a tutta
la cittadinanza l'avvenuta laurea, mediante l'affissione
di manifesti contenenti sonetti, epigrafi ed iscrizioni.
Questi foglietti erano comunque diversi dal papiro odierno,
per il loro contenuto serio e retorico di esaltazione
morale ed intellettuale dello studente stesso, tralasciando
invece gli aspetti della sua vita di svaghi. Resta il
fatto che, in questi primi esempi di papiro, è
la parte scritta ad avere il ruolo fondamentale, tranne
per la presenza di qualche decorazione tipografica, e
non v'è accenno alla vita goliardica del laureato.
È
sul finire del secolo che compaiono i primi papiri disegnati
con vignette allusive alla realtà cittadina e con
il ritratto del laureato, ancora privo di ogni connotazione
satirica. Il papiro di laurea vero e proprio comunque
nasce, in realtà, qualche decennio dopo, con l'attività
di un grande caricaturista, Raoul Chareun, in arte Sinopico,
studente di origine sarda all'Università di Padova.
Oltre che per i papiri, egli fu noto per la sua collaborazione
con il settimanale Lo studente di Padova, su cui caricaturò
politici, letterati e professori universitari. In ogni
caso, nei suoi papiri, i compagni goliardi vengono delineati,
con pochi tratti, nelle loro caratteristiche espressive
e descritti in maniera ironica in piccoli componimenti
di accompagnamento, in cui si elogiano non più
solo la vita di studio e la laurea conseguita, ma anche
i piaceri del vino e del cibo.
Generalmente
la produzione di papiri tra gli anni Venti e Trenta, firmata
o meno da nomi di attivi caricaturisti come Amen (Toni
Menegazzo), Robinet e via dicendo, si limita a riprodurre
la figura del laureato, mettendo in luce la Facoltà
frequentata o il futuro mestiere con qualche simbolo significativo,
e portando, in calce, le firme degli amici e dei parenti.
Un po' alla volta, sul finire degli anni Venti e nei primi
anni del 1930, la figura centrale del laureato comincia
ad essere attorniata da altri disegni, più o meno
collegati al carattere e ad episodi della vita dello stesso,
sempre però con gusto sobrio e non volgare. Spicca,
nei primi anni Trenta, la presenza, tra i papiristi, di
un gruppo di artisti appartenenti alla corrente futurista
(Dormal, Novo e Dalla Baratta), il cui stile è
facilmente identificabile, pur rientrando la loro produzione,
per il contenuto, nei consueti parametri. Il ritratto
del laureato è, in questi anni, ormai spesso a
figura intera e le vignette di contorno sono immancabili
e sempre più dettagliate, con riferimenti agli
hobbies, spesso sportivi, del neodottore e alle sue avventure
galanti, con donnine più o meno spogliate.
Nel
periodo della seconda guerra mondiale ovviamente l' usanza
registra un calo e si spegne quasi, per riprendere solo
nel dopoguerra, con maggiore esuberanza. Gli anni Cinquanta,
epoca d'oro della goliardia, vedono la produzione di una
grande quantità di papiri, con l'aumentare del
numero degli studenti che si cimentano in questa attività.
Cominciano ad apparire più espliciti riferimenti
alla sfera sessuale e scatologica e, di conseguenza, si
fanno più volgari anche le vignette e le didascalie.
Luigi Montobbio, nel suo libro "I papiri d'autore:
Tra goliardia e professione", ricorda due divertenti
trovate, esulanti dal classico schema di stesura del papiro
finora descritto, opera di due grandi della Polifonica
Vitaliano Lenguazza: Vittorio Dal Piaz, che si firmava
Macchia Nera, per la sua laurea escogitò una trovata
originale: si preparò un papiro a forma di etichetta
dalle dimensioni di cm. 11 x 15 che fu applicata a un
centinaio di bottiglie di vino poi regolarmente distribuite
agli amici. Una trovata curiosa l'ebbe anche Carlo Barotti
in occasione della propria laurea: avendo ricevuto in
dono dagli amici come papiro un quadro ad olio, lo fece
riprodurre nella forma di un santino (cm. 8,50 x 13) con
il seguente testo stampato nel retro: "Ricordo della
mia Prima Laurea. Carlo Barotti. 1941 Prima Elementare.
1965 Laurea in medicina." Ed anche questi foglietti
furono poi distribuiti agli amici.
Le
tecniche cambiano e si rinnovano con l'uso di nuovi mezzi
(la fotografia o il computer), ma la fisionomia di base
del papiro rimane inalterata fino a oggi. Negli ultimi
dieci o quindici anni si sono però andati sempre
più accentuando gli aspetti sessuali della vita
del laureato, maschio o femmina, descritti nelle vignette,
con continui riferimenti, anche molto espliciti, ai suoi
attributi sessuali, sempre presenti nella caricatura.
Da sottolineare come la diffusione del papiro, specie
in alcune città come Padova, sia tale da investire
una ampia percentuale degli studenti, anche completamente
a digiuno di goliardia. Ultimamente la diffusione è
stata tale che l'autorità accademica ha dovuto
proibire l'attacchinaggio a colla, usato un tempo, per
evitare le stratificazioni di centinaia (!) di papiri
sulle ridotte superficie utili dello storico Palazzo del
Bò.
Dalla 1ª edizione dello Zibaldone di Abelardo
(ott. 1992)
Goliardia.org
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