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![]() Morgana, 28 anni spritzina di Romdo CHE FACCIO? Regina del Caos, Mietitrice di anime Sono sistemato [ SONO OFFLINE ] [ PROFILONE ] [ SCRIVIMI ] ![]() STO LEGGENDO Dati, Numeri... HO VISTO Per l’ennesima volta i Nine Inch Nails e Trent Reznor ![]() STO ASCOLTANDO NINE INCH NAILS ![]() ABBIGLIAMENTO del GIORNO ORA VORREI TANTO... STO STUDIANDO... ![]() OGGI IL MIO UMORE E'... ![]() <script src="http://www.google-analytics.com/urchin.js" type="text/javascript"> </script> <script type="text/javascript"> _uacct = "UA-3203722-1"; urchinTracker(); </script> ORA VORREI TANTO... ORA VORREI TANTO... ORA VORREI TANTO... PARANOIE Nessuna scelta effettuata MERAVIGLIE Nessuna scelta effettuata |
![]() IL CAOS E’ UN ORDINE KE NON SI RIESCE A VEDERE ![]() ![]()
mercoledì 30 aprile 2008 - ore 18:50 COMUNICAZIONE DI SERVIZIO VORREI FARE UNA PRECISAZIONE: A PARTE LE PERSONE CHE GIA CONOSCO DA TEMPO NON HO INTENZIONE DI RISPONDERE AD ALCUN MESSAGGIO, ERGO RISPARMIATEVI LA BRIGA DI SCRIVERMI. GRAZIE. COMMENTA (0 commenti presenti) - PERMALINK giovedì 13 settembre 2007 - ore 22:09 You complete my fate The world unwinds inside of me You complete my fate The halo crawls away You repeat my fate Rewinding all we can You refill my place You refill my place Come and save me Come and save me You complete my fate The heavens stroll inside of me You repeat my fate Revealing who we are You refill my place You refill my place Come and save me Come and save me Believe in me Drink the wine Take my hand Fill me up Believe in me Drink the wine Take my hand Let me follow ![]() LEGGI I COMMENTI (4) - PERMALINK sabato 8 settembre 2007 - ore 09:27 In Memoriam: Jeanne D’Arc Venne catturata e poi venduta a Giovanni di Lussemburgo ed infine agli inglesi, i quali, consapevoli del fatto che non bastava giustiziarla per scoraggiare definitivamente i suoi seguaci, decisero di far leva proprio sul lato religioso. Inscenarono quindi a Rouen un processo inquisitoriale a dir poco fraudolento, basato su non chiare accuse ereticali. Tramite un inganno, Giovanna firmò un’abiura che confermava le accuse. Al tribunale presiedette il Vescovo di Beauvois, Pierre Cauchon, che non aveva mai creduto all’origine Divina delle azioni della Pulzella di Orleans. A seguito del processo, Giovanna venne condannata alla detenzione. Gli inglesi, per nulla contenti, la arsero viva il 30 maggio 1431 nella piazza del mercato di Rouen. Giovanna morì invocando il nome di Gesù e addirittura il Vescovo Cauchon non seppe trattenere la commozione. Gli inglesi fecero buttare le sue ceneri nella Senna per impedire la sua mitizzazione. Venticinque anni dopo, quando il sovrano Carlo VII riconquistò Rouen, si riaprì l’inchiesta inquisitoriale e con l’autorizzazione di Papa Callisto III, l’Inquisizione riabilitò la Pulzella. Nel 1909, Giovanna venne beatificata da Papa Pio X e nel 1920, proclamata Santa da Benedetto XV. Notre Dame de Paris - Aprile 2007 LEGGI I COMMENTI (2) - PERMALINK venerdì 7 settembre 2007 - ore 21:06 Nine Inch Nails - Independent Day Festival Mi devo ancora ripigliare. I Tool potevano anche non esserci, nemmeno l’armata degli orchi lì presente mi ha fatta desistere. Trent Reznor e i suoi Nine Inch Nails sono troppo grandi, un concerto impressionante...per me potevano anche non esistere le altre bands. Credo che abbiano dato il meglio di loro, non mi stancherò mai di vederli suonare live. Non faccio recensioni, per me è stato semplicemente fantastico! E poi avrò un altro bel ricordo...eh si, a passeggiare in giro per Bologna ci si guadagna ![]() Thank you Trent! ![]() ![]() LEGGI I COMMENTI (2) - PERMALINK mercoledì 5 settembre 2007 - ore 21:59 M. Ende - Lo Specchio nello Specchio Un pesante drappo nero… …che ai lati e in alto si perde nell’oscurità, scende in lunghe pieghe verticali che di tanto in tanto, mosse da un’impercettibile corrente, ondeggiano pian piano avanti e indietro. Gli avevano detto che quello era il sipario e che, appena avesse iniziato ad alzarsi, doveva cominciare a danzare. Gli era stato inoltre raccomandato di non irritarsi per alcun motivo perché a volte accadeva che da lì, in alto, la platea apparisse soltanto come un baratro vuoto e buio, mentre in altri momenti sembrava di gettare uno sguardo all’operoso andirivieni di un mercato o di una strada affollata, a un’aula o a un cimitero, ma si trattava però solo di un’illusione dei sensi; in breve, senza curarsi delle proprie impressioni o se qualcuno stesse a guardare o meno, all’alzarsi del sipario egli doveva cominciare a ballare il suo a solo. Perciò se ne stava lì, la gamba portante e la flessa incrociate, la mano destra penzoloni, la sinistra appoggiata morbidamente sul fianco, e aspettava l’inizio. Di tanto in tanto, stanco, cambiava posizione trasformandosi nell’inverso della sua immagine, quasi come un’immagine è riflessa in uno specchio. Ancora il sipario non si decideva ad aprirsi. La poca luce proveniente dall’alto era concentrata su di lui, ma bastava appena perché potesse scorgersi i piedi. Il cerchio luminoso gli consentiva di distinguere a stento il pesante drappo nero che gli stava davanti. Era l’unico punto di riferimento di cui disponeva per mantenere la giusta direzione, essendo il palcoscenico immerso nell’oscurità totale e vasto come una pianura. Si chiese se ci sarebbe stato uno scenario e che cosa avrebbe potuto rappresentare. Per il suo numero non era molto importante, ma gli sarebbe piaciuto sapere su quale sfondo il pubblico lo avrebbe visto. Un salone? Un paesaggio? All’alzarsi del sipario sarebbe cambiata sicuramente anche l’illuminazione e questa domanda avrebbe avuto una risposta. Se ne stava lì e aspettava, la gamba portante e la flessa incrociate, la mano sinistra penzoloni e la destra appoggiata con noncuranza sul fianco. Di tanto in tanto, stanco, cambiava posizione trasformandosi di nuovo nell’inverso del riflesso della sua immagine. Non doveva distrarsi perché il sipario poteva alzarsi in ogni momento. Allora avrebbe dovuto essere presente anima e corpo. Il suo numero si apriva con un violento colpo di timpano e uno sfrenato turbinio di salti. Se avesse sbagliato l’attacco, sarebbe stato tutto perduto, non avrebbe più ritrovato il tempo. Rivide col pensiero tutti i passi, piroette, entrechat, jeté e arabesque. Era contento, tutto era ben chiaro nella sua mente. Di sicuro avrebbe fatto un buon lavoro. Sentiva già scrosciare gli applausi come il mugghio dorato del mare. Ripensò anche al modo in cui avrebbe ringraziato il pubblico, perché era importante. Chi riusciva a farlo bene poteva prolungare notevolmente gli applausi. E mentre pensava a questo, se ne stava lì e aspettava, la gamba portante e la flessa incrociate, la mano destra penzoloni e la sinistra mollemente appoggiata sul fianco. Di tanto in tanto, sempre più stanco, cambiava posizione trasformandosi di nuovo nell’inverso del riflesso della sua immagine riflessa. Il sipario non si alzava ed egli se ne chiedeva il motivo. Si erano forse scordati che lui era già sul palcoscenico, pronto a iniziare? Lo stavano cercando nel suo camerino, alla mensa del teatro o a casa, torcendosi le mani per la disperazione? Doveva forse manifestare la propria presenza nel buio del palcoscenico, chiamare, fare dei cenni? Oppure non lo cercavano affatto e lo spettacolo era stato rimandato per qualche motivo? Che avessero deciso di sospenderlo proprio all’ultimo momento senza avvertirlo? Magari se n’erano già andati tutti, senza pensare che lui stava aspettando di entrare in scena. Da quanto tempo era lì? Chi lo aveva indirizzato in quel posto? Chi gli aveva detto che quello era il sipario e che appena si fosse alzato doveva iniziare a danzare? Si mise a contare quante volte si fosse già trasformato nella propria immagine riflessa e nell’immagine riflessa della propria immagine riflessa, ma poi si impose di non farlo per non venire colto di sorpresa dall’improvviso alzarsi del sipario e per non ritrovarsi, confuso, non più compreso nella sua parte, a fissare smarrito il pubblico. No, doveva restare calmo e concentrato! Ma il sipario non si muoveva. A poco a poco la felice eccitazione dell’inizio si mutò in una profonda amarezza. Si sentiva bistrattato. Avrebbe voluto correre via dal palcoscenico per andare a protestare violentemente da qualche parte, gridare in faccia a qualcuno la propria delusione e la propria rabbia, fare una scenata. Ma non sapeva con sicurezza dove dirigersi. Quel poco che riusciva a scorgere del drappo nero che aveva davanti costituiva la sua unica possibilità di orientarsi. Se avesse lasciato quel punto, avrebbe brancolato nel buio perdendo immancabilmente l’orientamento. E poteva benissimo darsi che proprio in quel momento si alzasse il sipario e risuonasse il colpo di timpano che segnava l’inizio. Ed egli si sarebbe ritrovato al posto sbagliato, le braccia tese in avanti come un cieco e magari con le spalle rivolte al pubblico! Impossibile! All’idea avvampò per la vergogna. No, no, doveva assolutamente restare lì dov’era, bene o male che fosse, e aspettare che qualcuno gli facesse un segno. Perciò stava lì, la gamba portante e la flessa incrociate, la mano sinistra penzoloni e la destra pesantemente appoggiata sul fianco. Di tanto in tanto, sfinito, cambiava posizione trasformandosi per l’ennesima volta nella propria immagine riflessa. A un certo punto rinunciò a credere che il sipario si sarebbe mai alzato, pur sapendo nello stesso tempo di non poter lasciare il suo posto, perché non era del tutto da escludere la possibilità che invece, inaspettatamente, esso si aprisse. Da un pezzo aveva cessato di sperare o di provare rabbia. Non poteva far altro che restare lì dov’era, qualsiasi cosa accadesse o non accadesse. Non gli importava più niente della sua esibizione, che risultasse un successo o un fiasco clamoroso, o che addirittura non avesse luogo. E poiché gli era diventato indifferente, dimenticò, uno dopo l’altro, tutti i passi e i volteggi del numero. Aspettando, dimenticò persino che cosa aspettava. Ma rimase lì, la gamba portante e la flessa incrociate; di fronte a sé il pesante drappo nero che ai lati e in alto si perdeva nell’oscurità. COMMENTA (0 commenti presenti) - PERMALINK giovedì 30 agosto 2007 - ore 00:00 Se è vero che una fetta di pane cade sempre dal lato imburrato e che un gatto cade sempre in piedi, lasciando cadere un gatto con una fetta di pane sulla schiena nessuno dei due cadrà mai per primo e si avrà il moto perpetuo COMMENTA (0 commenti presenti) - PERMALINK lunedì 20 agosto 2007 - ore 21:38 Il mio risveglio ![]() COMMENTA (0 commenti presenti) - PERMALINK martedì 31 luglio 2007 - ore 21:11 ll mio famiglio La mia Canide BRYN ![]() LEGGI I COMMENTI (7) - PERMALINK lunedì 30 luglio 2007 - ore 20:28 The sky is not the same shade of blue Every single thing I believe isn’t true Missing in the maze of monochrome How did I get here, how can I go home The echoes in my eyes, of all they used to see Burning down the world, the ashes and debris And all that’s left OF me, non-entity… Try to stand in line, try to obey The ghost of what I was keep getting in the way Staring at the sun, I’m blinded by the light Now I’m afraid I’m fading out of sight The echoes in my eyes, of all they used to see Burning down the world, the ashes and debris And all that’s left of you, and all that’s left of me All have washed away, non-entity... ![]() COMMENTA (0 commenti presenti) - PERMALINK domenica 29 luglio 2007 - ore 13:19 Anar’alah. Anar’alah Belore. Sin’dorei. Shindu Fallah Na. Sindorei. Anar’alah. Shindu Sin’dorei. Shindu fallah na. Anar’alah Belore. Shindu sin’dorei. Shindu fallah Na. Sin’dorei. Anar’alah belore. Belore.. ![]() COMMENTA (0 commenti presenti) - PERMALINK > > > MESSAGGI PRECEDENTI |
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