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avremo altri nomi e altri modi per perderli di nuovo.




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domenica 6 novembre 2011 - ore 20:11


nel giardino di Tamara.
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Mi piace lo sai, chiudere gli occhi e cadere nel sonno, mentre fuori piove e tu guidi piano e alla radio suonano le canzoni che piacciono a te.
Ma le canti sottovoce, per paura di svegliarmi.

Un giorno tutto questo lo rimpiangerò, papà.
Che se sei l’unico uomo rimasto disposto ad amarmi per quegli occhi piccoli e tristi e quel dormire scomposto, un motivo ci sarà.
Ed io faccio finta di dormire, solo per sentirti cantare sottovoce.




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sabato 5 novembre 2011 - ore 16:57


difenderemo il nostro cuoricino.
(categoria: " Vita Quotidiana ")


un paio di occhiali più grandi non fa più piccola la tua paura.
quella che hai sempre portato addosso, fin da quando non sei mai stata bambina.
quella che hai creduto di affogare come un figlio nella vasca da bagno, ogni volta che era inverno di nuovo e c’era posto per le tue mani nelle tasche del cappotto o tra i capelli di un altro.

non mi hai più insegnato come si fa a non sentirsi di troppo, bambino ciccione.
proprio tu che quella notte che ho tolto gli occhiali, mi hai detto che avevo imparato ad essere bella.
[So sick in his body, so sick in his soul]

un paio di occhiali più grandi, ti copre solo meglio la faccia, mentre continua a fallire il tuo inutile tentativo di scomparire ogni giorno.


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mercoledì 26 ottobre 2011 - ore 01:27


rimettiti la giacca che usciamo stasera.
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Mi mancano le ragazze che mangiano gelati.
Le ragazze con le doppie punte e segreti cattivi come aculei sulla schiena.
Ragazze semi-felici, semi-bellissime, semi-deserte.
Come balere all’alba viste dagli occhi lustri dei mirrorball.

Mi mancano le ragazze che toccavano i bambini e i morti e i feriti.
E che donavano il sangue dal naso e le lacrime alla chiesa cattolica.

Mi mancano quelle notti che le ragazze sognavano un uomo che sbottonava camicie con le asole sulla schiena.
E chissà dov’erano finiti gli aculei, in quei sogni.

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venerdì 30 settembre 2011 - ore 00:15



(categoria: " Vita Quotidiana ")


A volte vivo come all’uscita di un aereoporto.
Ma non ho una valigia e nemmeno un mazzo di fiori in mano.


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giovedì 29 settembre 2011 - ore 19:11



(categoria: " Vita Quotidiana ")


Ogni sera, sotto Porta Santi Quaranta, mi conto una ruga in più sul viso, come i cerchi sulla corteccia degli alberi.
Forse si può guarire con il mefedrone. O una bomba a mano sepolta in giardino.


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mercoledì 28 settembre 2011 - ore 17:54


Nodo che cola.
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Dammi un nome.
Adesso sì, Mentre mi guardi passare cento volte al giorno per gli stessi corridoi, con il sorriso e un po’ di lucidalabbra e un filo blu sotto agli occhi.
Dammi un nome o chiediti come mi chiamo, mentre Venezia si sveglia e io la tengo fra le braccia e i turisti sono ancora addormentati dentro agli alberghi. Che se la Procura sembra un quadro di De Chirico vuol dire che io per starci dentro la testa non ce l’ho.
Come vorresti chiamarmi?
Laura? Come le ragazze per bene diplomate all’istituto magistrale, finite poi a fare le segretarie.
Roberta? Come le cugine che hanno lasciato l’università a metà e devono fare il passaporto per la prima volta.
Ilona? Come le ragazze slavate e anoressiche che non riescono a compilare i moduli per un 335?

Dammi un nome. Voglio sentirtelo pronunciare. Voglio girarmi, quando mi chiami. Voglio perdere la testa come dentro un quadro di De Chirico. Voglio dimenticarmi di questo dolore che si intreccia sempre con il mio nome.

Dammi un nome. Scrivilo su un foglio. Piegalo. Fanne un cigno. Lascialo nuotare sulla mia schiena di ossa e nei. E quando arriva a riva, alla riva dei miei occhi, fà che io possa scoprire che mi hai chiamata proprio con il mio, di nome.
Quel nome che non riesci a pronunciare più.

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martedì 14 giugno 2011 - ore 23:30


ragionevoli dubbi.
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Continuavo a vedere un uomo che piangeva.
Non un assassino.
Non l’uomo che le aveva fratturato le costole tenendola ferma con un ginocchio e che l’aveva poi strangolata con la mano sinistra.
Continuavo a vedere un mancino qualunque.

Cammino a testa bassa.
Chissà cosa vedono gli altri.
Tu non mi vedi più. Nemmeno se cammino nell’altro lato della strada.
E mi fermo con il cuore che smette di battere, mentre la guardi e ridi.

Gli hanno dato trent’anni. Lui amava un’altra. Proprio come te.


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lunedì 13 giugno 2011 - ore 17:38


E come pesce è difficile da bloccare perchè lo protegge il mare.
(categoria: " Vita Quotidiana ")


Dai pesci vorrei imparare la consolazione dell’acqua.
Dai pesci mutuo il terrore dell’ossigeno.
Se piove lascia le finestre della casa delle bambole aperte.
Lascia che la pioggia entri e invada la stanza, il letto, gonfi le lenzuola e scrosti i muri. Bagni tutte le parole appese alle pareti. La Koroll Bencini ed il pianoforte.
Metterò la testa sott’acqua e proverò a fare come i pesci, io che non so nuotare.
Qualcuno dovrà pur capire se davvero non ricordano niente.

E imparare a non affogare ogni volta.
[Di che inferno parli? Cosa c’è?
Ci sei tu.]

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lunedì 13 giugno 2011 - ore 00:43


lo spettacolo d’arte varia di uno innamorato di te.
(categoria: " Vita Quotidiana ")


[lo dico a parole tue. lo dico che così lo riesci a capire.
lo dico che così non mi giudichi se solo mi ricordo che un anno fa mi imboccavi di torta di mele e tutto l’amore che non so più fare.
lo dico che non serve più. nè a me. nè a te.
il disco è sempre lo stesso. Lo ballo solo senza voglia, A.]

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